
FEDERICO GORI
SIATE FEDELI ALLA TERRA
a cura di Fabio Migliorati
Arezzo, Palazzo della Provincia
01 luglio - 19 agosto 2018 / inaugurazione: domenica 01 luglio, ore 18.30
L'Associazione Culturale Arezzo Ars Nova presenta ad Arezzo la figura e il lavoro di Federico Gori (Pistoia, 1977), artista visivo che - invitato da Fabio Migliorati - espone nel suggestivo atrio d'onore del Palazzo della Provincia forse la parte più simbolica del suo lavoro: il disegno legato all'installazione. Nella delicatezza della sede aretina, decorata a parete e a soffitto, ma anche "toscanizzata" dal cotto antico dei pavimenti, Gori posa a terra grandi, raffinati disegni, e installa una serie cospicua di sculture dal 01 luglio al 19 agosto 2018 (inaugurazione domenica 01 luglio, ore 18.30). Si tratta di terre in plexi, o meglio di una sorta di terracotta "sotto vetro", finta terra naturale resa calco con notevole maestria contemporanea. La mostra, con il contributo e il Patrocinio del Consiglio della Regione Toscana, il Patrocinio della Provincia e del Comune di Arezzo, è realizzata anche grazie al sostegno di Chimet e del Centro Chirurgico Toscano, a cura di Fabio Migliorati con la collaborazione di Giuseppe Modeo.
Il titolo della mostra viene direttamente da un notissimo passo del Così parlò Zarathustra, che Nietzsche ci presenta come figura evangelica capace di illuminare il mondo con il concetto-criterio del superuomo (soprauomo, oltreuomo...); egli definisce il Superuomo “il vero senso della terra”, il “nuovo Dioniso”. Nietzsche fa vaneggiare Zarathustra nel Discorso della montagna purché predichi: La vostra volontà - fratelli - vi dica siate fedeli alla terra. Peccare contro la terra, ecco la cosa più terribile che si può fare oggi; stimare di più le viscere dell’imperscrutabile che non il senso della terra! Io amo colui che
vive per conoscere, e che vuole conoscere perché un giorno il Superuomo possa vivere. E così vuole la propria distruzione. Zarathustra è il vaticinatore che grida: L’uomo è una corda annodata fra l’animale e il Superuomo, una corda tesa sopra un abisso. Un pericoloso andar dall’altra parte, un pericoloso metà-cammino, un pericoloso guardarsi indietro, un pericoloso rabbrividire e star fermi. Ciò che v’è di grande nell’uomo, è che egli è un ponte e non uno scopo: ciò che si può amare nell’uomo, è che egli è un passaggio e una caduta. Io amo coloro che non sanno vivere anche se sono coloro che cadono perché essi sono coloro che attraversano.
La mostra sarà inaugurata domenica 1 luglio 2018, ore 18.30, presso il Palazzo della Provincia di Arezzo, alla presenza dell'artista, di Roberto Vasai (Presidente della Provincia di Arezzo), di Lucia De Robertis (Vicepresidente del Consiglio della Regione Toscana), di Fabio Migliorati (Critico d'arte / Curator), di Pasquale Giuseppe Macrì (Arezzo Ars Nova).
INFO: 333 3240813 arezzoarsnova@gmail.com
free entrance - giovedì e venerdì: 16.00 - 20.00 / sabato e domenica: 10.00 - 13.00 e 16.00 - 20.00.
FEDERICO GORI
SIATE FEDELI ALLA TERRA
Fedele alla terra sarà il Superuomo di Nietzsche! E sarà, forse, perché non lo è ancora… Questo concetto rappresenta un "criterio del vivere" coevo al filosofo tedesco: è un'esortazione, un precetto come via per diventare ciò che si è.
Sta tutta qui la poetica dell'umanità troppo umana di Nietzsche: problema che non ha bisogno di soluzioni. E Gori vi aderisce, la rispetta, ci si confronta e ne trae una logica del sentire l'uomo contemporaneo alla ricerca di tutto fuorché di sé. Se però questa strada non necessita di destinazioni, non significa che l'uomo non ne cerchi, non ne trovi, ne scopra, ne inventi!
Sta infatti tutto qui anche il peso di quest'uomo, quello che egli si trascina dietro, che porta con sé senza sosta, ma che Nietzsche non accetta, facendo sognare a Zarathustra un uomo anticamente nuovo - puro, libero dal desiderio dell'andare avanti tornando indietro, scevro da se stesso, senza più l'obbligo del vivere per sempre. Un uomo del genere è solo, per necessità, e sa di dover cadere, ineluttabilmente; prima o poi smetterà di camminare, si fermerà e si accascerà al suolo, su di esso e con esso rimarrà, per essere restituito alla terra che ne ricopre ogni colore, alla terra da cui proviene.
Il termine terra, per questo, non dovrà mai essere scritto con l'uso della maiuscola, anche se è la terra che produce, determina e riordina, sistema e formula le premesse dell'umanità - perfino nella contingenza delle sue conseguenze. La terra di Federico Gori, per questa via, potrebbe quindi anche farsi plurale, per dedicarsi meglio ad accogliere e assorbire l’impronta di elementi naturali, di frammenti del regno vegetale e minerale individuati ma non manipolati, impressi con rispetto di forma e dimensione, deprivati di ogni qualità organica.
La Natura di Gori riflette l'ambiente ontologico che ne genera il senso: non è mai piatta mimesi, né stadio minimalista né studio irrisolto; questa Natura è nell'arte ciò che è nella realtà - vita, elemento vitale, riproduzione grafica presente come orma, tracciato segnico, scheletrica assenza ricostruita nel simulacro del suo ricordo. E il viatico è l'arte: che inizia con la natura e termina con la bellezza - in Gori scienza ancora esperibile, seppure (qui) esule dal fattore tempo, dunque strumento complicato ma fermo, ossidatosi al rumore della nobiltà tecnica. L'apporto del sapere innesca quindi una certa resistenza alla tentazione dello svolgimento, del rifuggire quel suo respiro, e stabilisce invece, tramite legami d'arcana indulgenza, una dimensione quasi tragica del vivere: verso l'interno rivolta, accaduta e in sé dispersa, memore di silente, spettrale e insieme vivida, scientifica trasformazione.
Fabio Migliorati







Photo credits: Federica Rugnone